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PARTECIPARE LA DEMOCRAZIA

Casa Manfredi

L'abitazione della famiglia Manfredi si trovava in una zona di aperta campagna che faceva riferimento alla piccola frazione di Villa Sesso (RE). Oggi è nella prima periferia della città, vicino a un’ampia zona industriale. Nel 1985 davanti alla casa, oggi diroccata, a ricordo dei Manfredi venne collocata una lapide che recita: "La famiglia Manfredi in questa casa nel lavoro e nel combattimento coraggiosamente operò fino al martirio per la libertà d'Italia offrendo generoso contributo alla creazione della 77^ Brigata S.A.P che si onorò del suo nobilissimo nome".

I Manfredi erano una numerosa famiglia di contadini affittuari, trasferitesi in paese nel 1923. Virginio e la moglie Maria ebbero sei figli maschi: Attilio, Alfeo, Aldino, Guglielmo, Gino e Tito. Nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre 1943, dopo l'armistizio e il ritorno a casa dei figli partiti per la guerra, la famiglia si dedicò all'attività clandestina, diventando in pochi mesi una delle basi organizzative della Resistenza. In particolare, dal marzo del 1944, Casa Manfredi fu il quartier generale di una squadra paramilitare, che affiancava le azioni dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) locali, poi denominata 77^ Brigata SAP (Squadra di Azione Patriottica). La famiglia Manfredi fece della sua casa un vero e proprio centro clandestino di arruolamento e un importante punto d'appoggio per la Resistenza nella provincia reggiana. Un comitato provinciale si riuniva nella casa garantendo, di settimana in settimana, un lavoro clandestino di collegamento, assistenza, trasporto e recupero armi.

Nel corso del 1944 i fratelli Manfredi, insieme ai Miselli, un'altra famiglia del luogo, e ad altri partigiani locali inquadrati nel 77^ Brigata SAP, parteciparono a numerose azioni resistenziali. Nonostante le precauzioni prese, i fascisti riuscirono ad individuare la casa dove aveva sede il comando antifascista. Così nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 1944, circa 200 militi della Brigata Nera accorsero a Villa Sesso e, durante il rastrellamento, fucilarono quattro persone, tra cui Alfeo Manfredi. La risposta partigiana arrivò due giorni dopo con l'uccisione di quattro militi della GNR ritenuti responsabili dell'accaduto. Il 20 dicembre i fascisti tornarono in forze a Villa Sesso effettuando 432 fermi, 52 arresti con torture e 14 fucilazioni. La Brigata Nera e l'UPI, l'ufficio politico investigativo della GNR, non si fermarono nemmeno il giorno successivo assassinando altre 5 persone. In due giorni, in quello che venne ricordato come l'”Eccidio di Villa Sesso”, vennero uccise 23 persone tra cui Virginio, Aldino, Guglielmo e Gino Manfredi. Alla loro morte la 77^ Brigata SAP venne intitolata ai Fratelli Manfredi.