Il busto di Cesare Campioli si trova nel portico d’ingresso del Municipio di Reggio Emilia e venne inaugurato nel 1973, a due anni della sua scomparsa. Rappresenta l’omaggio della città al suo primo sindaco dell’età repubblicana, che ricoprì tale carica dal 1945 al 1962.
Cesare Campioli, oltre che sindaco della città, fu una grande figura dell’antifascismo, con una lunga militanza politica. Classe 1902, giovane operaio delle “Officine Reggiane”, si avvicinò al Partito Socialista Italiano sino a diventare segretario provinciale della federazione giovanile. Di tendenza massimalista, Campioli si accostò ai comunisti, diventando guida della frazione terzinternazionalista del PSI reggiano, per poi aderire al Partito Comunista nel 1924. Per sottrarsi alla violenza fascista si trasferì a Milano, dove continuò la sua militanza politica, riuscendo a organizzare uno sciopero alla “Officine Breda” nel 1927. In seguito al suo arresto, nel 1929, sceglie la via dell’esilio. Giunto a Parigi, dove risiedette nei successivi 14 anni, Campioli si inserì nell’eterogeneo mondo dell’antifascismo italiano fuoriuscito in Francia, partecipando a manifestazioni e comizi, organizzando comitati Pro vittime politiche e interventi di solidarietà attiva per gli emigranti italiani. Il 26 luglio 1943, alla notizia della caduta di Mussolini, insieme a tanti altri militanti antifascisti, rientrò in Italia. Immediatamente arrestato appena varcato il confine, Campioli venne rilasciato un mese dopo. Rientrato a Reggio Emilia, il 9 settembre 1943, insieme agli altri rappresentanti dei partiti antifascisti, fu tra i fondatori del Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale (CLNP) reggiano. Con il nome di battaglia “Marzi”, Campioli assunse diversi incarichi di organizzazione e di coordinamento all’interno del P.C.I, tra Reggio e Parma, per l’intero 1944.
Dopo il 25 aprile 1945 viene designato sindaco di Reggio Emilia dal CLNP, carica che poi ricoprì per i 17 anni successivi, venendo riconfermato nelle successive quattro tornate elettorali. Nel corso della sua esperienza da sindaco si distinse in diverse occasioni: nel 1950 si oppose alle violenze della polizia nei confronti degli operai delle Officine Reggiane; il 7 luglio 1960, mentre la polizia sparava sui manifestanti, intervenne coraggiosamente per far cessare gli scontri. Nel 1962 si dimise dalla carica di sindaco, per dedicarsi all’azienda da lui fondata: l'Officina Macchine per Stampa su Oggetti (O.M.S.O). Nel 1965 fu tra i fondatori dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della guerra di Liberazione (oggi Istoreco). Il 25 gennaio 1971 morì a seguito di una grave malattia.