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PARTECIPARE LA DEMOCRAZIA

Montecavolo - Piazza 1 marzo 1944

A Montecavolo, all'incrocio tra via Enrico Fermi e via Palmiro Togliatti, si trova Piazza 1 marzo 1944. La piccola piazza ospita un monumento, inaugurato il 1 marzo 1974, che ricorda uno sciopero resistenziale svoltosi in questo piccolo paese che, in quell'occasione, si rivelò protagonista della Resistenza reggiana contro il nazifascismo.

Quest'episodio si inquadra nella serie di scioperi promossi dal CLNAI tra febbraio e marzo del 1944 nelle fabbriche delle zone occupate dai nazifascisti. La sollevazione nella provincia di Reggio Emilia ebbe però una dimensione più contadina che operaia. La protesta fu organizzata principalmente da un combattivo gruppo del PCI che si attivò per un difficile lavoro di propaganda clandestina. Sin dai dieci giorni precedenti i militanti comunisti informarono la popolazione sostenendo la necessità di uno sciopero. Il 1 marzo 1944 in diversi punti della provincia si registrarono atti di sabotaggio, ma Montecavolo, nel comune di Quattro Castella, dimostrò di essere l’epicentro e il vero e proprio motore dello sciopero. Sin dalle prime ore del mattino, più di 100 persone si ammassarono nella piazza del paese e sulla strada, alcuni innalzarono cartelli con scritte ispirate alle parole d'ordine dello sciopero come: “via i fascisti e i nazisti”, “basta con la guerra” ecc. Una corriera di passaggio venne bloccata e i suoi passeggeri, tra cui tre soldati della GNR, fatti scendere. I tre fascisti vennero insultati, schiaffeggiati e disarmati dalla folla guidata dal partigiano Romeo Ghidoni e da altri militanti comunisti. Un quarto soldato della GNR minacciò la folla con una mitragliatrice ma venne velocemente disarmato e percosso. La notizia arrivò velocemente a Reggio Emilia e il comando provinciale della GNR si affrettò a mobilitare circa 200 militi a Montecavolo. Prima dell'arrivo delle truppe fasciste, la popolazione nascose con successo le armi sequestrate in quella mattinata. La repressione nazifascista contro il paese, quello stesso giorno e nei giorni successivi, fu durissima: 33 arresti, violenze indiscriminate e diverse case bruciate, chiusura degli esercizi pubblici, multa di lire 50.000 a carico degli abitanti, sequestro e consegna di tutti gli apparecchi radio. Diversi tra i fermati subirono violenze e torture e alcuni di essi vennero deportati in Germania. Tra gli arrestati vi furono numerose donne. Il movimento femminile infatti diede un insostituibile contributo alla riuscita della giornata, nella sua preparazione come nella solidarietà e resistenza dei giorni successivi. Altri manifestanti invece si diedero alla macchia raggiungendo i partigiani in Appennino, sfruttando una rete solidale di accompagnamento e recapito che collegava la montagna alla collina e alla città.

Le armi sequestrate dalla popolazione durante lo sciopero vennero inviate in montagna ai comandi partigiani, che le utilizzarono con successo il 15 marzo nei combattimenti di Cerrè e Cerrè Sologno. Romeo Ghidoni, una delle figure più in vista quel giorno, venne arrestato a Montecavolo; dopo essere stato interrogato e torturato, venne rilasciato e poi assassinato il 6 aprile 1944 a Reggio Emilia, nei pressi di San Pellegrino. Tra i tanti militanti che diedero un contributo fondamentale allo sciopero ricordiamo: Bellino Iori, Sergio Iori, Lauro Iori, Primo Delmonte, Angelo Delmonte, Lino Delmonte, Piero Aleotti, Obano Aleotti, Nino Aleotti, Lidia Valeriani, Antinea Valeriani, Jana Valeriani, Sperindio Ghidoni, Pierino Ghidoni, Fiero Catellani, Peppino Catellani, Erminio Menozzi, Beniamino Menozzi, Emilo Grossi, Sergio Ferrari e Benedetto Pellicciari. Nonostante l'arresto di molti resistenti, che causò la decimazione del gruppo comunista locale, e la dura rappresaglia, lo sciopero resistenziale rappresentò un esempio che diede linfa e nuovo slancio alla lotta antifascista dell'intera provincia. L'episodio di Montecavolo dimostrò l'adesione popolare, contadina e operaia, alle formazioni partigiane e rafforzò il rapporto fondamentale tra partigiani antifascisti combattenti e la popolazione, rapporto che divenne sempre più intenso con il passare del tempo.